Una giornata nel futuro

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Quella che segue è la versione ri-editata di un racconto che ho scritto nel 2017 e che è stato pubblicato nel #3 della zine LAPIDAZI(O)NE nell'ottobre dello stesso anno.


Mi sveglio alla solita ora. Non quella che ho impostato sulla sveglia, ma quella che il mio cellulare ha calcolato come l'ora ideale per svegliarmi in base a come dormo, a quanto ci metto per essere pronto a uscire, alle condizioni del traffico nel percorso che mi porta al lavoro e a ritardi eventuali dell'autobus.

Mi alzo e mi dirigo verso il frigorifero. Il display mi informa che il latte sta per finire e mi propone di ordinarne di nuovo. Mi consiglia il latte GranLat, anche se sa benissimo che non lo compro mai, dato che sa esattamente cosa si trova al proprio interno. Opto per la solita marca di latte. Il frigorifero piazza l'ordine. La macchina del caffè è già pronta e calda, ma questa è tecnologia vecchia.

Dopo colazione esco e vado in edicola per prendere il giornale. Inserisco la mia carta di credito e il "giornalaio" (in realtà il computer all'interno dell'edicola) sa già che giornale far uscire dallo sportello. Potrei farmelo consegnare direttamente sul telefono. Costerebbe meno, ma sono all'antica. Mi piace la sensazione della carta tra le mani.

Salito sull'autobus, il lettore retinico mi illumina gli occhi. Sa che ho l'abbonamento ai mezzi pubblici, quindi non mi addebiterà la corsa. Lo schermo sotto il lettore mi consiglia di comprare il latte della GranLat, visto che il latte (di altra marca) nel mio frigo è quasi finito.

Arrivo in ufficio e accendo il computer. Generosamente offerto da Amazon. Non vogliono nulla in cambio e sanno sempre quando voglio comprare qualcosa e cosa voglio comprare. E hanno un prezzo ragionevole. Mi suggeriscono l'acquisto di alcuni libri, ma in questo momento la lista dei libri che ho a casa e che devo ancora leggere è troppo affollata per aggiungerne altri. Rifiuto cordialmente i suggerimenti e opto per un film. Mi arriverà comodamente a casa entro domani.

All'ora di pranzo vado al bar (che poi è solo una parete di sportelli contenenti pietanze). Schiaccio il pulsante per avere un panino con la porchetta e inserisco la carta. La macchina, però, mi ricorda che ho il colesterolo alto. Il dato viene dal piccolo chip che mi sono fatto installare sotto pelle per tenere sott'occhio il mio stato di salute. Un gentile regalo dell'assicurazione, che mi ha promesso un premio inferiore sulla polizza vita se mantengo uno stile di vita sano. Se prendo il panino con la porchetta, rischio che il premio aumenti. Opto per un piatto di verdure al vapore.

Alle 18 esco dall'ufficio e riprendo l'autobus per tornare a casa. Di nuovo la pubblicità della GranLat. Arrivato a casa trovo il pacco refrigerato contenente il latte acquistato stamattina. Lo porto nel frigorifero, che finalmente smette di mostrarmi pubblicità della GranLat.

Entro un po' su Facebook. Tra le varie foto di amici e i video di gattini, mi propone alcuni sondaggi veloci. "Preferisci i cani o i gatti?", oppure "Hai mai acquistato un elettrodomestico a rate?" e ancora "Quanti anni avevi quando hai bevuto la tua prima birra?". Dicono che a più domande rispondo, più Facebook sarà preciso nel suggerirmi amici da aggiungere e gruppi da seguire. Sinceramente, non mi interessa: uso Facebook solo per restare in contatto con gli amici stretti.

Ho voglia di uscire stasera. Salgo sull'automobile e imposto la destinazione. Mi ci porterà automaticamente. Per qualche ragione, invece di farmi fare il percorso più diretto, decide di prenderla un po' più larga e facciamo un giro panoramico nella zona commerciale della città.

Dopo aver passato qualche ora al pub, risalgo sull'automobile e imposto come destinazione casa mia. Anche stavolta l'auto mi ci porterà automaticamente. O meglio, lo farebbe se la compagnia assicurativa non l'avesse bloccata da remoto tramite la scatola nera che mi hanno fatto installare per ridurre ulteriormente il premio assicurativo. Dannazione, che ho fatto stavolta? Il display dice che ho fatto 5 Km in più rispetto a quanto previsto dal mio contratto. Posso decidere se aumentare il premio assicurativo, lasciare la macchina ferma fino alla fine del mese o accettare l'offerta del giorno. L'auto mi porterà fino al ristorante indiano poco più avanti, dove potrò ordinare lo speciale del giorno e poi mi riporterà a casa senza ulteriori spese. Non ho voglia di mangiare indiano stasera. Farò due passi. In linea d'aria, sono a poco più di un chilometro da casa.

Rientro in casa, ma l'impianto di domotica non accende automaticamente le luci al mio ingresso. Strano. Vado verso il pannello di controllo, che mi dice che non ho pagato l'ultima bolletta dell'elettricità e che, quindi, finché non saldo il conto, resterò senza corrente. Strano. Ricordo distintamente l'addebito sul mio conto corrente. La compagnia elettrica è comunque abbastanza gentile da lasciare una luce d'emergenza a bassa intensità accesa, così come continuano a funzionare il frigorifero e la caldaia. Verranno ad espropriare qualcosa se non saldo il conto entro un paio di settimane. Domani andrò a reclamare in banca.

Il giorno dopo, il cellulare mi sveglia. Nella mia stanza sono presenti uomini in divisa. Dicono che sono accusato di potenzialità sovversive. Non capisco.

Nessuno vuole spiegarmi. Mi portano in questura. Mi fanno sedere in una stanza completamente spoglia, tranne che per una scrivania con sopra poggiato un computer. Dietro la scrivania c'è un uomo ben vestito, seduto su una sedia. Non stacca gli occhi dal monitor quando entro. Non c'è una sedia per me.

Senza ancora staccare gli occhi dal monitor mi fa alcune domande banali. Nome, cognome, data e luogo di nascita, titolo di studio, occupazione...

Poi mi chiede se faccio parte di qualche associazione volta a sovvertire l'ordine democratico. Strabuzzo gli occhi dalla sorpresa e rispondo di no. A quel punto comincia a snocciolare una lista di titoli di libri, senza pausa tra un titolo, l'autore e il titolo seguente. Mi rendo conto che sono tutti libri che ho letto. Poi una lista di film, anche questa letta senza pause, e tutti film che ho visto. Poi una lista di siti web. Qui faccio un po' più di fatica a ricordare se li ho visitati. Infine mi chiede perché non ho acquistato i libri che mi ha suggerito Amazon. Non so cosa rispondere.

Vuole anche sapere perché il mio account su Facebook non riporta il risultato di nessuno dei sondaggi che solitamente propongono. Di nuovo, non so cosa dire.

Sembra soddisfatto del proprio operato. Fa un cenno verso un angolo della stanza (dove, mi accorgo solo ora, è presente una videocamera). Entrano due uomini in divisa, mi ammanettano e mi portano via.

Il resto si svolge abbastanza velocemente. Gli algoritmi del Ministero di Grazia e Giustizia hanno già deciso, in base ai dati in loro possesso e ai miei pattern comportamentali, che sono un potenziale sovversivo, quindi un processo è superfluo. Vengo portato direttamente in cella, dove sono presenti solo un lettino, un gabinetto e un frigorifero, il cui schermo emette l'unica luce nella stanza. Non c'è una mensa in questo carcere, il frigo sarà la mia unica fonte di cibo. Mi avvicino per leggere lo schermo. C'è scritta solo una cosa. Mi ricorda di comprare il latte GranLat.

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