Da quando mi sono trasferito a Roma una delle cose che mi mancano di più è il mes3hacklab, un po' per l'esperienza in sé, un po' (soprattutto, in realtà) per le persone che lo frequentavano. La lontananza, d'altro canto, mi ha permesso di ragionare sull'esperienza in maniera distaccata e di arrivare a determinate conclusioni rispetto al passato e al futuro dell'hacklab.
Nascita e (tras)formazione di un hacklab
Già in passato io e Susanoo, un collega di università, avevamo chiesto al collettivo "Tuttinpiedi" se potesse metterci a disposizione la propria sede una sera a settimana per un primo, piccolo hacklab. Quello che all'epoca chiamammo "Mestre HackLab" aveva come focus il software libero e in particolare i sistemi operativi basati su GNU/Linux. Riuscimmo a organizzare un piccolo ciclo di corsi a pagamento su GNU/Linux, i cui proventi servirono per "affittare" la sede. Ispirati da una serata simile svoltasi al CSO Pedro a Padova, organizzammo anche un microcorso sul cracking delle reti Wi-Fi.
Uno dei compagni che frequentavano il Tuttinpiedi mi suggerì di entrare in contatto con Epto del progetto Tramaci.org perché venisse a parlarci di videosorveglianza e del progetto di mappatura delle telecamere di sorveglianza a Venezia. Organizzammo dunque una breve conferenza sul tema.
Purtroppo Susanoo viveva vicino Camposampiero e cominciava ad avere difficoltà a venire tutti i venerdì sera a Mestre e poi tornare a casa alle 2 di notte. Quindi quel primo hacklab si sciolse relativamente presto.
Poco dopo lasciai l'università e cominciai a lavorare come programmatore. In quel periodo frequentavo molto di più il Tuttinpiedi, partecipavo alle riunioni del lunedì, aiutavo a organizzare gli eventi del sabato e avevo maturato una coscienza politica più radicale. In varie occasioni mi ero ritrovato a parlare di informatica, hacking e privacy con Vladi (membro del collettivo) e m (uno dei ragazzi che frequentava la sede). Decidemmo quindi di rifondare l'hacklab. Stesso posto, stessa serata (il venerdì), nuovo nome: mes3hacklab. Nel frattempo, tramite i volantini di quel corso sul cracking del Wi-Fi del precedente hacklab ancora affissi ai muri di Mestre, fui contattato da b3rito. m poi cominciò a frequentare la scuola serale, lì conobbe Righetz e portò anche lui all'hacklab. L'ultimo tassello per il completamento del nucleo originario fu l'adesione di Epto, che dopo la conferenza organizzata dal primo hacklab aveva comunque cominciato a frequentare saltuariamente il Tuttinpiedi.
In questa fase eravamo pieni di idee ma con poche competenze ed esperienza. Abbozzammo un primo progetto (una distro GNU/Linux live in stile Tails focalizzata sull'utilizzo anonimo della posta elettronica) che presentammo all'End Summer Camp a Tessera nel 2012 nella prima uscita pubblica del neonato hacklab. Proprio per la mancanza di esperienza la demo fu un disastro ma ci permise di prendere contatto con molte persone e di far conoscere un po' il progetto.
Iniziammo inoltre a collaborare con il Liceo Scientifico G. Bruno di Mestre e il VeLUG per proporre delle lezioni di sicurezza di base agli studenti, direttamente nella scuola.
Varie persone cominciarono a gravitare intorno al mes3hacklab. Alcuni ne diventarono membri, altri non si consideravano tali ma venivano a trovarci spesso.
Intanto a Padova alcuni compagni fecero partire il progetto di RadiAzione, una radio online. Decidemmo di partecipare al progetto creando un notiziario incentrato sul tema della tecnologia e dell'impatto che essa ha nella vita quotidiana delle persone. In certi ambiti eravamo conosciuti come "Quelli di Tecnocontrollo", più che come mes3hacklab.
Inizialmente tutti i componenti del nucleo originario parteciparono alla trasmissione, ma nel corso del tempo si formò una "redazione" di persone (di cui facevo parte) che seguivano settimanalmente questo progetto e quotidianamente si scambiavano le notizie da discutere davanti al microfono. Alcuni partecipavano saltuariamente. Agli altri la partecipazione non interessava e preferivano occuparsi di questioni tecniche di attacco e difesa di sistemi informatici. Questa suddivisione rese evidente che l'hacklab aveva due anime: da un lato l'interesse per la sicurezza informatica in sé e per sé, ovvero per gli aspetti tecnici di quella che ora è conosciuta come "cyber security"; dall'altro l'interesse per i risvolti sociali e politici dati dalla pervasività degli strumenti informatici e di telecomunicazione. Questa seconda anima era il raccordo tra il mes3hacklab e il Tuttinpiedi, ovvero ciò che giustificava la nostra presenza nella sede di un collettivo politico. Anche tralasciando i risvolti politici (sia in senso alto sia nel senso di gestione del rapporto tra l'hacklab e il collettivo), era necessario che qualcuno del mes3hacklab partecipasse alle riunioni del Tuttinpiedi anche solo per banali questioni di gestione degli spazi. Questo qualcuno ero io, in quanto membro attivo di entrambe le realtà.
A gennaio del 2019 per questioni di lavoro mi sono trasferito a Roma e ho dovuto passare il testimone di "ambasciatore dell'hacklab presso il Tuttinpiedi" a qualcun altro. Questo, purtroppo, ha segnato l'inizio della fine della presenza del mes3hacklab presso il Tuttinpiedi e, più in generale, dell'esistenza di una sede fisica per l'hacklab. Quelli che avevano interesse alle questioni più politiche erano pochi e, abitando distanti dal Tuttipiedi, non si sono presi in carico il ruolo di raccordo. Complice la pandemia e il fatto che il Fronte della Gioventù Comunista aveva cominciato una collaborazione più attiva con il Tuttinpiedi e aveva dato una più che gradita ventata di novità e vita alla sede, il mes3hacklab ha deciso dopo l'estate del 2022 di non avere più sede al Tuttinpiedi. Al momento ciò significa anche l'assenza di una sede fisica tout court.
L'importanza di un nome
Chiunque abbia un minimo di familiarità con l'ambiente dell'hacking, che vada oltre gli stereotipi da telefilm (il criminale col cappuccio nero e la maschera di Guy Fawkes che digita furiosamente alla tastiera per violare conti in banca e server dall'altra parte del mondo, in una stanza buia illuminato solo dalla luce verdastra del monitor) sa che il termine "hacker" è, ad oggi, abbastanza vago. Può indicare un interesse a "mettere le mani" nelle tecnologie elettroniche e digitali, il criminale informatico, chi si occupa di sicurezza informatica, chi sviluppa software libero. Negli ultimi dieci-quindici anni è stato ulteriormente diluito per indicare praticamente chiunque abbia un hobby creativo, dal bricolage alla robotica passando per la riparazione di biciclette.
Questa diluizione del significato del termine "hacker" ha portato con sé anche un mutamento di ciò che si intende per hacklab e un'ambiguità semantica del termine. Dapprima in Italia l'hacklab era qualcosa di legato a un centro sociale (o comunque a un collettivo politico), che sperimentava nuovi modi di fare arte, società e politica attraverso la tecnologia telematica. Negli anni molti hacklab hanno cominciato a occuparsi invece di sicurezza informatica. Allo stato attuale sembra che siamo in una fase che fa corrispondere al termine "hacklab" quello di "officina collettiva", a volte legata al mondo dell'imprenditoria e degli incubatori di imprese.
Quando decidemmo di aprire il mes3hacklab ci sentivamo più legati all'accezione originaria, come da dichiarazione di intenti presente (tuttora, nel momento in cui scrivo) nella home page del sito:
mes3hacklab è uno spazio di aggregazione, un laboratorio dedicato all'informatica di frontiera, alla tecnologia e alla scienza, libero da qualsiasi logica commerciale e di profitto.
Giovani appassionati possono entrare in contatto gli uni con gli altri attraverso i nostri incontri. Per raggiungere questo obbiettivo teniamo degli incontri aperti a tutti in cui discutere sia del lato tecnico che di quello più astratto dell'informatica.
Ciò che ci lega è la convinzione che:
- L'accesso all'informazione debba essere libero e facilmente attuabile tramite l'uso di sistemi aperti e non vincolato alle decisioni di pochi.
- Che l'utente sia consapevole di ciò che sta usando.
- Che il modo migliore di imparare sia scambiarsi idee e conoscenze, senza strutture gerarchiche ed in perfetto stile p2p.
Ma non abbiamo mai messo nero su bianco che l'hacklab non si sarebbe occupato anche di altro. Infatti questo stesso testo evidenzia la centralità dell'elemento tecnologico nella nostra pratica. Non, dunque, la tecnologia come "prodotto della" e "strumento in mano alla" società, bensì come principale oggetto di indagine.
Il fatto che il termine "hacklab" fosse aperto a interpretazione e una rappresentazione del mes3hacklab come gruppo che si occupa di tecnologia hanno fatto sì che la parte tecnica fosse l'elemento di attrazione principale. Infatti la maggior parte della gente che si è avvicinata all'hacklab dopo la formazione del nucleo originale (e anche alcuni dei membri del nucleo originale) ha finito per occuparsi professionalmente di sicurezza informatica e ha, giustamente, vissuto il mes3hacklab come luogo di scambio di informazioni sull'argomento.
Ricominciare da zero
Il motto non ufficiale del Tuttinpiedi è "chi fa, decide". Dal mio punto di vista questo motto andava applicato anche al mes3hacklab e, per quanto gli altri mi abbiano definito "il Tecnodittatore" (non male per uno che, all'epoca, si definiva anarchico), spero di non aver mai imposto la mia volontà sugli altri membri ma di essere stato, piuttosto, un facilitatore. Il mes3hacklab, i suoi fini e i suoi ideali sono, dunque, stati plasmati da coloro che lo animavano. Ciò rende impossibile e, francamente, poco auspicabile cercare di cambiarlo.
Ma se ne avessi la possibilità, piuttosto che continuare l'esperienza (che, sia chiaro, non rinnego né disprezzo), vorrei provare a ricominciare daccapo con alcune correzioni.
Una volta un sindacalista mi disse (in sintesi) che il nostro errore era feticizzare la tecnologia e il pensare di usarla come soluzione a problemi politici. Anni dopo ho capito che aveva ragione e negli ultimi tempi mi sono convinto che ciò che è necessario per avviare una nuova esperienza sia cambiare punto di vista e, contemporaneamente, concentrare l'attenzione su un obiettivo più specifico rispetto ad un generico "laboratorio dedicato all'informatica di frontiera, alla tecnologia e alla scienza".
In senso più lato si tratta di spostare il focus del ragionamento dallo strumento (il computer, internet, il software) all'uso che se ne fa. In particolare si tratta di concentrare l'attenzione sulle possibilità di comunicare e informare che la tecnologia telematica facilita, nega o distorce.
Si tratta inoltre di non vedere più la tecnologia telematica come strumento privilegiato per il fine politico o sociale, ma come uno strumento tra i tanti. In ultimo, per quanto detto sopra riguardo l'ambiguità del termine, "hacklab" non sarebbe più un nome adeguato.
Come ho già detto non rinnego né disprezzo l'esperienza del mes3hacklab. Questo mio ragionamento non vuole assolutamente essere un atto di accusa nei confronti né di quello che il nostro hacklab è diventato, né delle persone che ne hanno fatto parte. Abbiamo costruito qualcosa di meraviglioso e conosciuto persone straordinarie. Abbiamo avviato e sviluppato progetti interessanti, che non abbiamo mai portato a compimento, dando più importanza al viaggio che non alla destinazione.
Non ho nemmeno l'arroganza di pensare che, uscito di scena io, il mes3hacklab debba andare a morire. Sto solo immaginando un'esperienza diversa, con obiettivi differenti ma con lo stesso spirito di curiosità e voglia di imparare e agire, nel nostro piccolo, che ci ha animato nei dieci (e più) anni passati.